Uno sprazzo di umanità nella follìa della Grande Guerra
- magnarini
- 2 gen 2018
- Tempo di lettura: 4 min
Come tutte le guerre, anche la Prima Guerra Mondiale (1914-18) cominciò con l'illusione che sarebbe stata breve. I fanti tedeschi e austriaci che si arruolarono volontari nel "maggio radioso" erano certi che sarebbero stati a casa entro Natale. E invece il Natale del 1914 per loro fu un Natale al fronte. Ma qui successe una cosa inaspettata. Commovente. Emozionante.
Testo tratto da “La grande storia della prima guerra mondiale” di M. Gilbert
A Natale sui campi di battaglia sbocciò spontaneo un sentimento di pace, mentre le truppe di tutti gli eserciti europei celebravano la nascita del Salvatore. Da cinque mesi combattevano con crescente asprezza, ma improvvisamente, quando venne la sera della vigilia, in vari punti del fronte per un po' le armi tacquero. «Cominciammo a parlamentare con i tedeschi: chiedevano una tregua per il periodo natalizio» scrisse nel diario del suo battaglione un tenente venticinquenne delle guardie scozzesi, Sir Edward Hulse. «Un esploratore, di nome F. Murker, uscì e incontrò una pattuglia tedesca che gli offrì un bicchiere di whisky e alcuni sigari, e ci venne inviato un messaggio in cui si diceva che, se noi non avessimo sparato contro di loro, loro non avrebbero sparato contro di noi.» Quella sera, lungo tutto un settore dove fino a cinque giorni prima si era combattuto accanitamente, non risuonò un solo colpo.

Nella foto: Giuseppe Ungaretti al fronte
La mattina seguente alcuni soldati tedeschi si incamminarono verso i reticolati nemici e i soldati inglesi andarono loro incontro. «Si dimostrarono molto cordiali e ci fu uno scambio di ricordi, stellette, distintivi, ecc.» annotò Hulse. Gli inglesi offrirono ai tedeschi il loro budino natalizio, che fu «molto apprezzato». Le due parti si accordarono per seppellire i morti britannici che, uccisi durante la disastrosa incursione della notte del 18 dicembre, giacevano ancora sul terreno, soprattutto nelle vicinanze della prima linea tedesca, dove molti erano stati colpiti. «I tedeschi trasportarono i corpi più o meno a metà strada e noi li seppellimmo» scrisse Hulse nel diario del battaglione. «C'era un picchetto di soldati inglesi e uno di tedeschi sull'attenti, mentre due cappellani, uno inglese e uno tedesco, leggevano a turno le preghiere. Tutto avvenne con la più grande solennità e reverenza.»

Nella foto: Mussolini, soldato nella Grande Guerra
Quel Natale, pressoché ovunque nella terra di nessuno, in prossimità delle linee inglesi e in alcuni settori delle linee francesi e belghe, i soldati fraternizzarono con i tedeschi. A dare il via erano quasi sempre questi ultimi, o con un messaggio o con un canto. Nei pressi di Ploegsteert un ufficiale britannico, il capitano R.J. Armes, che parlava tedesco, dopo aver ascoltato con i suoi uomini un soldato nemico cantare una serenata, lo invitò a continuare e il tedesco intonò I due granatieri di Schumann. Allora da entrambe le linee gli uomini uscirono dalle trincee e si incontrarono nella terra di nessuno: ci fu una «certa convivialità», come la definì il capitano Armes, cui seguirono gli ultimi due canti, Die Wacht Am Rhein da parte tedesca e Christians Wake! da parte britannica.
«E’ il Natale più strano che io abbia mai trascorso e forse mai trascorrerò» scrisse nel diario Sapper J. Davey. «Si stenta a credere ai propri occhi.» Davey, combattente anch'egli sul fronte occidentale, scambiò souvenir con i tedeschi che si trovavano nella trincea opposta. Altri soldati inglesi andarono a caccia di lepri insieme ai nemici. Altri ancora giocarono una partita di pallone nella terra di nessuno.

Nella foto: Hitler soldato nella Grande Guerra
Un ufficiale britannico, il sottotenente R.D. Gillespie, fu accompagnato nelle linee tedesche, dove gli venne mostrata una croce con una scritta in memoria di un ufficiale inglese che in un precedente attacco era arrivato a ridosso delle trincee tedesche, prima di essere ucciso.
Bruce Bairnsfather, il cui libro di racconti di trincea Bullets & Billets (Pallottole e alloggiamenti) fu tra i più popolari in Gran Bretagna durante la guerra, ricordò di essersi «unito il giorno di Natale alla folla di soldati radunata in mezzo alla terra di nessuno. Era tutto molto strano: eccoli qua i "mangiasalsicce", i disgraziati che avevano dato il via a quell'infernale sarabanda e che, così facendo, ci avevano trascinato tutti nel loro maledetto calderone di fango». Era la prima volta che vedeva i soldati tedeschi così da vicino. «Non c'era neanche una briciola d'odio quel giorno, eppure, da parte nostra, la volontà di combattere e di vincere non si allentò neppure per un istante.» A un certo punto Bairnsfather usò le cesoie per filo spinato per tagliare un bottone della propria giacca e scambiarlo con quello di un ufficiale tedesco. «L'ultima immagine che ho davanti agli occhi» ricordò due anni dopo Bairnsfather «è uno dei miei mitraglieri, che nella vita civile faceva il barbiere, intento a tagliare i capelli stranamente lunghi di un docile crucco, il quale se ne stava pazientemente inginocchiato per terra, mentre la macchinetta gli rapava la nuca.»

«Credo di aver visto oggi una delle scene in assoluto più incredibili» scrisse alla madre dalla trincea di Armentières il sottotenente Dougan Chater. «Questa mattina verso le 10 sbirciavo fuori dal parapetto quando scorsi prima un tedesco, che agitava la mano in segno di saluto, e poi altri due sbucare dalla trincea e avanzare verso di noi. Stavamo per aprire il fuoco quando ci accorgemmo che non avevano il fucile, così uno dei nostri andò loro incontro. In quattro e quattr'otto il terreno fra le due trincee pullulava di uomini e ufficiali di ambo le parti, che si stringevano la mano e si auguravano buon Natale.»
Chater raccontò alla madre che la fraternizzazione era continuata per circa un'ora, finché i soldati non avevano ricevuto l'ordine di rientrare in trincea. Ma poi era ripresa. «Per tutto il resto della giornata nessuno ha sparato un colpo e gli uomini sono andati avanti e indietro a loro piacimento facendo provviste di paglia e legna da ardere. Alcune squadre miste hanno provveduto a seppellire i morti - nostri e tedeschi - che si trovavano sul terreno tra le due linee del fronte.»
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