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La battaglia di Alesia (52 a.C.): una vittoria dei tecnici

  • Immagine del redattore: magnarini
    magnarini
  • 26 mag 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

La battaglia di Alesia segnò il trionfo di Giulio Cesare nelle guerre galliche. Più che la vittoria di un condottiero, fu la vittoria di un grande tecnico. Vediamo perchè.


Antica dolabra romana

Nell'esercito romano ogni soldato era dotato di dolabra: uno strumento a doppia testa, avente da un lato una lama tagliente e dall’altro una punta, con lungo manico, usato dai Romani per costruire accampamenti e fortificazioni. E Alesia si può definire una vittoria della dolabra.

Nell’inverno del 54 a.C. esplose la ribellione delle tribù galliche, guidata da un capo carismatico, Vercingetorige, che riunì sotto di sé tutte le bellicose tribù e le guidò alla resistenza.


Monumento a Vercingetorige, a Clermont-Ferrand

Vercingetorige si asserragliò a Gergovia, e il fallimento del tentativo romano di espugnarla diede morale ai Galli. La sollevazione divenne generale. Gergovia fu la prima sconfitta romana in tanti anni di campagna gallica.

Mentre Cesare era in marcia si vide piombare addosso la cavalleria di Vercingetorige, ma i legionari diedero prova delle loro proverbiale efficienza e, grazie soprattutto alla cavalleria alleata germanica, i Romani respinsero l’assalto e costrinsero i Galli a rifugiarsi nella vicina Alesia.


Il sito di Alesia come appare oggi

Forze in campo

Romani: dieci legioni più altri contingenti, per un totale di circa 48mila uomini e 4mila cavalieri, dei quali la metà di stirpe germanica, di cui i Galli avevano un sacro terrore.


Galli: dentro la città circa 45mila combattenti, mentre l’esercito che arrivò in soccorso era di 240mila uomini, ma solo 60mila avevano armi ed equipaggiamento adeguati.


La costruzione del vallo

Alesia (oggi Alise St.Rein, vicino Digione) sorge su una collina a 418 m.s.l.m., circondata da due corsi d’acqua e da altre colline di pari altezza. Solo il lato ovest è occupato da una pianura.

Cesare, dopo aver innalzato tre accampamenti, si mise al lavoro per circondare la città con un doppio vallo.

Fece scavare un fossato largo e profondo 6 metri, per non subire sortite dalla città durante l’approntamento delle altre opere di fortificazione. Poi, a 100 metri di distanza, altri due fossati paralleli, profondi e larghi 4 metri e mezzo, nel più interno dei quali fu deviata l’acqua del vicino fiume.

Dietro questa seconda linea di difesa furono alzati terrapieni e palizzate con parapetti e merli. Ogni 25 metri furono costruite delle torri di legno ospitanti macchine da guerra leggere, come catapulte e scorpioni.

Tra l’anello dei due fossati interni e quello più esterno Cesare fece scavare una serie di trappole antiuomo.

La doppia cinta di fortificazioni costruita dai Romani attorno ad Alesia

Il lavoro di fortificazione richiese un mese di tempo. I legionari rimossero due milioni di metri cubi di terra. Nel frattempo Vercingetorige riuscì a mandare emissari in cerca di rinforzi. Quindi Cesare fece costruire un’identica serie di fortificazioni rivolte all’esterno, per fronteggiare il prevedibile attacco nemico, e si asserragliò tra i valli con tutto l’esercito, con provviste per un mese.

Il vallum di Alesia non ha precedenti nella storia. Alla fine dei lavori, il suo perimetro interno era di 15 km e quello esterno di 21 km.

La battaglia

A mezzogiorno del giorno seguente l’arrivo dell’esercito di soccorso ci fu il primo attacco: i Romani furono attaccati contemporaneamente dagli assediati e dall’esercito di soccorso.

Per tre giorni la battaglia sarà furiosa, e le sorti di Cesare appese a un filo. Ma alla fine sarà la cavalleria germanica a dare un contributo fondamentale alla vittoria, oltre ovviamente alle opere di fortificazione, verso l'interno e verso l'esterno, costruite con tanta pazienza e perizia nelle settimane precedenti.


Ricostruzione delle fortificazioni romane ad Alesia

La rivolta è definitivamente sedata. L’anno successivo l’intera Gallia diventerà provincia romana.




 
 
 

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