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I grandi condottieri: Napoleone Bonaparte

  • Immagine del redattore: magnarini
    magnarini
  • 7 gen 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

Colpo d'occhio e improvvisazione: queste caratteristiche ne fanno uno dei migliori condottieri della Storia. In altri post analizzerò le sue principali battaglie. In queste pagine illustro a grandi linee i fatti principali della sua folgorante carriera e successiva caduta. In fondo troverete un paragrafo sulla strategia impiegata da Napoleone.


Definito dal filosofo Hegel «lo spirito del mondo a cavallo», Napoleone fu un figlio della Rivoluzione francese che mise in atto un governo accentrato e amministrativo. Questo fu possibile perché la Rivoluzione spazzò via le distinzioni giuridiche tra gli uomini.

Napoleone fu il primo dittatore moderno. Fu, oltre che ottimo generale, anche un ottimo amministratore, inaugurando una nuova era nella pubblica amministrazione.

Capì la grande importanza della propaganda, sfruttando la stampa, la religione e le arti figurative.

Sul campo di battaglia, adattamento e mancanza di pregiudizi furono alcuni degli elementi che fecero di lui un grande generale.


La giovinezza

Nato in Corsica nel 1769 da una famiglia originaria della Toscana, fu sempre legato alla famiglia, secondo le tradizioni còrse che concepivano ancora la fàida.

La famiglia imperiale divenne infatti una vera e propria istituzione dell’Impero napoleonico.

Si trasferì presto in Francia e frequentò il collegio militare di Brienne, e poi la scuola militare di Parigi, ma fu sempre considerato uno straniero dai suoi compagni.

Fece carriera durante la Rivoluzione francese, dato che le sue qualità non passarono inosservate.


La campagna d’Italia

Nel marzo del 1796, due giorni dopo aver sposato Giuseppina Beauharnais, partì per la campagna d’Italia, di cui era stato nominato comandante.

Fu una campagna trionfale, che culminò con la pace di Campoformio (1797).


Qui a lato: il trattato di Campoformio, con la firma di Napoleone.


La battaglia del ponte di Lodi del 10 maggio 1796 fu il primo importante scontro fra l'Armata d'Italia di Napoleone e le truppe austriache. Fu una grande vittoria di Napoleone che gli aprì le porte di Milano. Così egli commentò quella giornata: "Fu solo alla sera di Lodi, che cominciai a ritenermi un uomo superiore e che nutrii l'ambizione di attuare grandi cose che fino a quel momento avevano trovato posto nella mia mente solo come un sogno fantastico"



La vittoria di Napoleone favorì la nascita in Italia di repubbliche che si ispiravano alla Rivoluzione Francese

- Repubblica Cisalpina (capitale Milano)

- Repubblica Ligure

- Repubblica Romana

- Repubblica Partenopea

In questi stati si confiscarono e vendettero le terre del clero e si abolirono i privilegi feudali dei nobili.


La campagna d’Egitto

La campagna d’Egitto ebbe lo scopo di tagliare le vie commerciali dell’Inghilterra.

Napoleone portò con sé numerosi scienziati.

La battaglia navale di Abukir fu un disastro per i Francesi, ma nella successiva battaglia delle Piramidi (1798) Napoleone sconfisse i mamelucchi e prese in controllo della zona del Cairo.

Qui Napoleone ricevette in dono dalle autorità locali uno splendido cavallo nero, che egli montò fino alla battaglia di Austerlitz.

Qui a lato: la stele di Rosetta, che permise la traduzione dei geroglifici.

Intanto in Europa una coalizione antifrancese aveva riconquistato l’Italia. Napoleone fu costretto a rientrare.

Il 18 brumaio (9 novembre) del 1799 ci fu il colpo di stato che gli diede pieni poteri.

Dopo una serie di battaglie, culminate con la battaglia di Marengo (1800), Napoleone riconquistò i territori del Nord Italia.


Pax napoleonica

Dopo Marengo seguì un periodo di pace. Napoleone si dedicò all’amministrazione dello Stato, e ratificò il Codice Civile.

Col pieno consenso popolare, fu nominato console a vita.

Nel 1804 divenne Imperatore.

La campagna del 1805

Napoleone accarezzò l’idea di un invasione dell’Inghilterra, ma successivamente abbandonò il progetto e riprese la guerra terrestre.

- Vittoria di Ulm

- Sconfitta di Trafalgar

- Trionfo ad Austerlitz

La campagna del 1806-07 e la guerra di Spagna

Le vittorie di questo biennio segnarono il trionfo di Napoleone (pace di Tilsit, luglio 1807). La Grande Armata si attestò in Polonia.

Napoleone impose un rigido blocco continentale contro l’Inghilterra, e poiché non fu rispettato dal Portogallo, egli le dichiarò guerra. Nello stesso tempo invase la Spagna per rovesciare la dinastia borbonica e mettere sul trono il fratello Girolamo.

Immagine sopra: il quadro di Goya "la fucilazione del 3 maggio 1808"

Nonostante i successi militari, i Francesi non riuscirono mai ad avere ragione delle bande di ribelli e della guerriglia.


La campagna del 1809

Dopo una rapida campagna, il 2 maggio del 1809 le truppe francesi entrarono a Vienna. Il 14 ottobre fu firmata la pace, seguita dal matrimonio tra Napoleone e l’arciduchessa d’Austria Maria Luisa.

Qui a lato: Napoleone passa in rivista la Guardia imperiale durante la battaglia di Jena.

Ma i tempi erano cambiati: nei popoli sottomessi era nato un forte sentimento nazionale che li portò a resistere tenacemente all’invasore. La stessa Francia era stanca di guerre.



La campagna di Russia (1812)

L’invasione della Russia sembrò necessaria a Napoleone per consolidare il suo potere e sconfiggere un alleato infido. A tale scopo allestì un’Armata di proporzioni mai viste: 700mila soldati (solo meno della metà erano francesi) e un apparato logistico imponente.

Ma Napoleone non si curò del freddo, convinto che la campagna sarebbe stata breve.

Il 22 giugno 1812 Napoleone aprì le ostilità, ma i Russi si ritirarono abilmente, sottraendosi a ogni tentativo francese di ingaggiare battaglia. Il fronte era troppo vasto per pensare a manovre di aggiramento che tagliassero la ritirata al nemico, perciò Napoleone subì passivamente la tattica dell’avversario.

L’avanzata fu rallentata anche dalle abbondanti piogge. Molti cavalli perirono, perché non abituati a una dieta esclusivamente di erbe della prateria, perciò molti carri di derrate alimentari furono abbandonati.

Malattie e dissenteria decimarono i soldati.


J.Suchodolski, "La Grande Armata alla Beresina"


I Russi in ritirata fecero terra bruciata dietro di loro.

La battaglia di Smolesk (17 agosto 1812) non fu risolutiva, e i Russi proseguirono nella loro ritirata verso est.

A Borodino, villaggio a un centinaio di chilometri da Mosca, il 7-8 settembre 1812 si svolse la più sanguinosa battaglia del XIX secolo. Il pomeriggio dell’8 settembre il generale russo Kutuzov ordinò la ritirata. I Francesi entrarono a Mosca, ma la trovarono praticamente deserta, e in preda a numerosi incendi appiccati dalla popolazione in fuga.


Ormai certo che i Russi non avrebbero mai ingaggiato battaglia, Napoleone decise di ritirarsi. La ritirata iniziò il 19 ottobre del 1812, e fu bersagliata dalla continua guerriglia messa in atto del nemico. Il «generale inverno» fu il nemico più terribile.

Il confine russo fu finalmente varcato il 16 dicembre 1812.


La campagna del 1813

La disfatta in Russia segnò la disgregazione della fragile costruzione imperiale.

Tra il 16 e il 19 ottobre del 1813 si svolse la battaglia di Lipsia, passata alla storia come la battaglia delle Nazioni, per la presenza di soldati provenienti da quasi tutta Europa. Napoleone disponeva di reclute mal guidate e poco addestrate, e fu sconfitto. Fu la prima vera sconfitta di Napoleone.



La campagna di Francia del 1814

In Francia la renitenza alla leva e l’opposizione a Napoleone divennero un fenomeno di massa.

Parigi si arrese il 31 marzo 1814, sul trono fu posto Luigi XVIII di Borbone. Napoleone, costretto ad abdicare, fu relegato all’Isola d’Elba, dove giunse il 20 aprile.



Il Congresso di Vienna si illuse di poter riportare indietro l’orologio della Storia, ma i vecchi privilegi di nobiltà e clero non poterono essere restaurati.

Il 1 marzo del 1815 Napoleone sbarcò nel porto di Frejus ed entrò trionfalmente a Parigi. L’entusiasmo della folla fu immenso, e le truppe mandate ad arrestarlo passarono dalla sua parte.

Ma a Waterloo, il 18 giugno, Napoleone fu sconfitto ancora. Dovette nuovamente abdicare, e fu condotto in esilio a Sant’Elena, un'isolotto sperduto in mezzo all'Oceano Atlantico.

Morì il 5 maggio del 1821, probabilmente per un tumore allo stomaco.


A lato: la cattedrale di Saint-Louis des Invelides dove dal 2 aprile 1861 si trova la tomba di Napoleone


Due massime di guerra di Napoleone

"Il generale di terra non conosce mai il campo di battaglia su cui deve operare; il suo colpo d’occhio è quello dell’ispirazione né ha alcuna informazione positiva: i dati per arrivare alla conoscenza delle posizioni sono così eventuali che non s’impara quasi nulla per esperienza. È una speciale facoltà quella di cogliere a prima vista i rapporti che hanno i territori secondo la natura delle regioni, è un dono che si chiama colpo d’occhio militare, e che i grandi capitani ricevettero dalla natura.

Un comandante deve dirsi parecchie volte in una giornata: «Che ordini darei se l’esercito nemico si presentasse sul mio fronte o sulla mia destra o sulla mia sinistra?». E se si trova imbarazzato a decidere, è segno che è mal situato, fuori dalle regole e che deve porvi pronto riparo."

(Tratto da Precetti e pagine di guerra)

Tattica e strategia della Grande Armata

Napoleone cercò sempre la battaglia decisiva, che portasse all’annientamento del nemico.

Dopo il 1803 la maggiore unità tattica fu il Corpo d’armata, un vero piccolo esercito autonomo di 65mila uomini, comandato da un maresciallo.

La Grande Armata possedeva inoltre una decina di corpi poco numerosi e molto rapidi; essi cercavano il contatto con il nemico, per realizzare manovre che nascondevano fino all’ultimo momento le reali intenzioni del generale.


Quando decideva di ingaggiare battaglia, la maggior parte dei corpi convergeva a marce forzate verso il punto previsto.

Si presentavano due possibilità:


1. Francesi in posizione di forza sul nemico: in tal caso, mentre un corpo tratteneva il nemico con una manovra dimostrativa, il grosso dell’esercito, preceduto dalla cavalleria, con una marcia rapida e audace si gettava sulle retrovie per tagliare la ritirata. È la manovra alle spalle, come successe a Jena.


2. Francesi inferiori per numero e mezzi: dopo un’attesa strategica o con un colpo offensivo, i corpi irrompevano nel mezzo delle forze nemiche per impedire loro di concentrarsi o per dividerle. I due tronconi del nemico venivano poi affrontati uno dopo l’altro con l’intervento delle riserve. È la manovra della posizione centrale, che fu tentata senza successo a Waterloo.


Napoleone tentava sempre di costringere il nemico a impegnare la riserva facendo finta di indebolirsi su un’ala, come ad Austerlitz, o lanciando dei forti assalti su un punto vitale. Dopo aver indebolito l’avversario, intervenivano le riserve che tagliavano in due il nemico.

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